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Progetto Concluso

 

Il valore della pace: il ruolo della pratica del buddismo

Questo progetto nasce dalla lettura di un lavoro di ricerca ideato e svolto dalla dott.ssa Valeria Uga nell’ambito del suo tirocinio post-laurea sotto la supervisione della prof.ssa Simonetta Gori Savellini, allora professore associato e docente di Storia della Psicologia all’Università di Firenze. L’oggetto del loro sforzo conoscitivo è il ruolo svolto dalla pratica del buddismo nel collocare “la pace” all’interno del sistema individuale di valori. I passi che illustrano meglio questa finalità sono riportati nel paragrafo seguente.

I risultati di questo lavoro di notevole attualità e grande valore euristico sono ad oggi sottoforma di relazione depositata presso la segreteria dell’università che ha gestito l’attività di tirocinio, con ben poche possibilità di diffusione. Con il consenso dell’autrice, intendiamo riprendere la ricerca e apportare le modifiche utili alla sua divulgazione: 1) irrobustire l’impianto statistico su cui si basano le conclusioni; 2) rielaborare il testo inquadrando le premesse e le conclusioni in una cornice teorica di riferimento per la psicologia sociale; 3) tradurre l’elaborato in lingua inglese e sottometterlo ad una rivista scientifica internazionale per la pubblicazione.

 

LA PRATICA DEL BUDDISMO E IL VALORE DELLA PACE. Di Valeria Uga

La pace può occupare una posizione più o meno importante nel sistema di valori di ciascun individuo. Inoltre, la realizzazione di una società pacifica richiede un impegno concreto a tutti i livelli del sistema sociale, impegno al quale le persone non sentono in uguale misura di poter partecipare efficacemente. Ci siamo chiesti se la decisione di aderire ad un gruppo che assume la pace come radice fondamentale della convivenza umana [quale è quello costituito dalla comunità dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, ISG] possa contribuire a plasmare il sistema di valori del singolo individuo, e possa essere legata alla percezione individuale dell’efficacia del proprio operato in favore della diffusione di una convivenza pacifica. In particolare, ci è sembrato interessante studiare un gruppo che, oltre a invitare i suoi componenti all’approfondimento dei motivi filosofico - teorici sottesi al valore attribuito alla pace, li incoraggiasse ad affrontare concretamente le difficoltà della vita di relazione attraverso strumenti pacifici come il rispetto, il dialogo, la compassione.

[…] Il buddismo spiega che la nostra tendenza in quanto esseri umani è quella di entrare in una sorta di circolo vizioso, che parte dal giudicare il nostro punto di vista superiore a quello dell’altro e le nostre capacità sufficienti a controllare la situazione, e quindi ci porta a cercare lo scontro, sicuri di avere ragione: dato che anche l’altro è sicuro di avere ragione, lo scontro ingrandisce la frattura tra i differenti punti di vista, con conseguente inasprimento del problema e irrigidimento nel circolo vizioso. Questo non significa che nell’affrontare una difficoltà non debbano essere messe in campo le capacità personali, o che si debbano evitare del tutto le discussioni. Piuttosto, significa che è possibile cercare di uscire dal circolo vizioso riordinando le priorità: prima di tutto deve venire lo sforzo di elevare la propria "condizione vitale" attraverso una preghiera sincera, determinando di risolvere quel certo problema per contribuire alla felicità di tutti; solo allora, reso forte non dall’arroganza ma da uno stato vitale permeato di saggezza e rispetto, ciascuno può dispiegare con maggiore efficacia le proprie capacità personali e può permettersi di sostenere tranquillamente un dialogo aperto e costruttivo. Mettendo in pratica questo spirito a ogni occasione, ogni persona può allenarsi a invertire il circolo vizioso, trasformandolo in un "circolo virtuoso", nel quale i problemi sono visti, piuttosto che come motivi di scontro, come opportunità per migliorare la convivenza umana: mentre le soluzioni alimentate dall’arroganza e dalla collera aprono la strada a ulteriori conflitti e sofferenze, le soluzioni basate sulla saggezza e sull’accettazione dell’altro conducono tutte le parti in causa verso una fattiva cooperazione, fonte di crescita personale e di profonda soddisfazione.

[…] Lo scopo di questa ricerca è stato esplorare il valore attribuito alla pace e il senso di efficacia nel contribuire alla diffusione della pace in un gruppo di praticanti buddisti

[…]. La nostra ipotesi prevede che l’inserimento nella comunità della ISG possa svolgere un ruolo nel rafforzare il valore della pace e, con il progredire della pratica buddista, nel rafforzare anche il senso di efficacia del contributo personale alla diffusione della pace.

 

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